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A Mosca, un progetto sociale per realizzare lo spettacolo "Brosit legko" ("Smettere è facile"), basato sulle storie vere di alcuni giovani che hanno sperimentato la dipendenza dagli stupefacenti. Gli attori dello spettacolo sono ex tossicodipendenti

Sul palcoscenico, per recuperare la propria vita. Il progetto "Sotsialnyj lift" è nato nel 2012. In Russia esistono otto centri di reinserimento sociale, situati in diverse città tra cui Nizhnij Novgorod, Sochi e Krasnodar. La necessità di questi programmi nasce dal fatto che solitamente le persone che sono state a lungo tossicodipendenti non possiedono competenze lavorative che permettano loro di trovare un impiego dopo la disintossicazione. Per molti di loro, poi, è difficile tornare immediatamente in un ambiente lavorativo normale, dove uno degli elementi di socializzazione è rappresentato dalle feste per il personale, nelle quali tradizionalmente si beve alcol: questo non è accettabile per una persona che ha appena terminato un percorso di cura.
I progetti di reinserimento sociale prevedono la convivenza dei pazienti disintossicati in piccole comunità composte da non più di venticinque persone, che vivono sotto la sorveglianza di un responsabile. Il programma "Sotsialnyj lift" comprende otto centri in cui vengono formate circa un centinaio di persone; in totale, le organizzazioni di questo genere nel paese sono il doppio. Gli studenti continuano a frequentare dei gruppi di aiuto psicologico e apprendono una professione a loro scelta tra quelle proposte.  In seguito, gli organizzatori di "Sotsialnyj lift" aiutano i loro allievi a inserirsi nel mondo del lavoro. La durata dei programmi varia da tre mesi a un anno. La scelta delle professioni insegnate è piuttosto ampia: operatore sociale, specialista IT, specialista nell'ambito dei media, operatore della ristorazione, attore, istruttore e impiegato amministrativo per le palestre.
 
Tra la droga e il teatro
Vladimir Ivanov è uno degli attori dello spettacolo "Smettere è facile"; studia recitazione alla Scuola superiore di televisione Ostankino; in passato ha seguito un percorso di disintossicazione presso una delle sedi del "Centro per la sana gioventù", e un corso di reinserimento sociale di "Sotsialnyj lift". "Ora ho ventisette anni, e da due anni non faccio più uso di stupefacenti. La mia dipendenza è cominciata quando ero ancora adolescente", racconta Vladimir. Suo padre era un imprenditore di successo, ma quando i genitori si separarono Vladimir finì per legare con una compagnia di ragazzi di strada, insieme ai quali cominciò a fare uso di droghe. "Quando venne il momento di decidere se bucarmi o no, non mi fermai nemmeno a pensarci", spiega l'attore. "Poi partii per il servizio militare: credevo che nell'esercito avrei smesso, ma non appena tornato a casa, il primo giorno, mi bucai di nuovo. Poi finii in carcere per due anni: anche lì riuscii a trattenermi solo per i primi tempi, ma poi ricominciai a bucarmi anche in prigione. Quando uscii, tutto continuò come prima".

Vladimir si procurava i soldi per la droga rubando automobili, e non vedeva più alcun futuro per sé. "Ti rendi conto che stai vivendo da una dose all'altra", spiega il ragazzo. Dei conoscenti però gli consigliarono di rivolgersi a un centro di disintossicazione, e i soldi per le cure glieli diedero i genitori. Durante il percorso di riabilitazione il giovane comprese che più di ogni altra cosa nella vita voleva diventare attore. "Non ho fatto domanda di ammissione all'istituto teatrale, perché per quello bisognava superare degli esami di lingua e letteratura russa, e io non avevo neppure finito la scuola", racconta Vladimir. "Nei centri di cura mettevamo in scena degli sketch umoristici, e ci facevano i complimenti alcuni attori professionisti. Poi ci hanno dato delle borse di studio per studiare recitazione". Per il momento Vladimir non ha intenzione di abbandonare il tema della tossicodipendenza, eppure vorrebbe provare qualcosa di diverso. "Ripetere sempre 'Sono Vova il tossico' è davvero noioso", spiega il ragazzo. "Vogliamo creare un teatro sociale dove mettere in scena i problemi delle famiglie disagiate o dei ragazzi abbandonati a se stessi". 

Il lungo cammino verso la musica
Nello stesso spettacolo, insieme a Vladimir recita anche Anna Shmakova. Anna ha venticinque anni e una figlia di otto. Come Vladimir, anche lei cominciò a fare uso di droghe quando era ancora adolescente. "Mia madre è un architetto, ma raramente si prendeva cura di me: mi hanno cresciuto i miei nonni; poi sono morti, e io sono rimasta sola, abbandonata a me stessa", racconta la giovane donna. "Studiavo in una buona scuola, ma poi mi venne voglia di essere libera: cominciai a saltare le lezioni, a stare in giro con gli amici. Conobbi un ragazzo e me ne innamorai. Era il mio primo amore. Lui aveva già dei problemi con la droga, e cominciammo a farne uso insieme.  Poi io rimasi incinta, a diciassette anni ebbi mia figlia. Andammo a vivere insieme, ma lui ricominciò a drogarsi, e io me ne accorgevo. Alla fine lo cacciai via di casa, lui poi morì di overdose". 
In quel momento, Anna racconta, crollò la sua speranza che un giorno tutto si sarebbe sistemato, e lei riprese a fare uso di stupefacenti. "Fino all'ultimo avevo sempre pensato che sarei riuscita a venirne fuori da sola, ma poi mi arresi. Dall'ospedale mi trasferii al centro di disintossicazione", racconta la giovane. "Dopo sei mesi tornai a casa, ma cedetti alla tentazione e dovetti andare di nuovo a disintossicarmi". Poi è arrivato il programma di reinserimento sociale mediatico-creativo, e Anna si è appassionata al teatro. Anna vorrebbe calcare le scene non solo recitando nello spettacolo "Smettere è facile", ma anche come cantante. Attualmente sta studiando tecnica vocale a livello professionistico. Dei musicisti affermati hanno intenzione di aiutare gli ex pazienti dei centri di disintossicazione.

Una vita da sportivi
Il ventiduenne Maksim ha frequentato un altro indirizzo di formazione per il reinserimento sociale, quello sportivo. Maksim è originario della Jacuzia, e i suoi problemi con la droga sono cominciati quando studiava all'università di Pechino.  Al ritorno dalla Cina è andato a finire in una clinica psichiatrica, dalla quale i genitori lo hanno poi mandato in un centro di disintossicazione a Mosca.  "Quando il periodo della disintossicazione stava ormai per concludersi, ho capito che non ero ancora pronto per tornare tra la gente, e sono rimasto per il percorso di reinserimento sociale. Ho scelto l'indirizzo sportivo perché in passato ho fatto otto anni di hockey, e mi sento vicino al mondo dello sport. Ora le mie passioni sono la boxe e il kick-boxing", spiega il giovane. "Ora sono il responsabile della palestra in un fitness club, mi hanno aiutato a trovare un lavoro.  Ora posso guadagnarmi da vivere. Non ho poi così tanti progetti, voglio lavorare e continuare a fare sport. Mi piacerebbe molto aprire una palestra mia. Non ho voglia di tornare in Jacuzia, preferisco vivere in una megalopoli".